Follia di Shakespeare di Max Mazzotta
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Sabato 21 Marzo Ore 20.30 (Spettacolo posticipato a Sabato 4 Aprile 2020 Ore 20.30)
e Domenica 22 Marzo 2020 Ore 18.30 (Spettacolo posticipato a Domenica 5 Aprile 2020 Ore 18.30)
Teatro A.Rendano – Cosenza
FOLLIA di Shakespeare
SETTORE 1 € 29.50
SETTORE 2 € 29.50
SETTORE 3 € 25.50
SETTORE 4 € 21.50
SETTORE 5 € 16.00
SETTORE 6 € 11.00
FOLLIA DI SHAKESPEARE
Tratto da Macbeth e Romeo e Giulietta
di W. Shakespeare
Regia di Maxmilian Mazzotta
Traduzione e Riduzione testi a cura di Donato Martano e Maxmilian Mazzotta
Sinossi di Macbeth
La vicenda è ambientata nella Scozia del Medioevo e si apre durante una furiosa tempesta che imperversa sulla brughiera. Macbeth, signore di Glamis, e Banquo, suo amico, sono due generali di Re Duncan di Scozia. Hanno appena sconfitto in battaglia l’usurpatore Macdonwald, che, con il Signore di Cawdor, era a capo degli eserciti di Irlanda e Norvegia. Macbeth e Banquo, di ritorno dal campo di battaglia, incontrano tre streghe che predicono loro il futuro: Macbeth sarà Signore di Cawdor e successivamente Re di Scozia, mentre Banquo sarà progenitore di una stirpe di re. Nel momento in cui le streghe scompaiono i due vengono raggiunti da un messo regale, che annuncia la nomina di Macbeth a Signore di Cawdor, dopo che questi è stato deposto e condannato a morte, in ricompensa del valore dimostrato in battaglia. Macbeth allora si rende conto che le streghe hanno detto il vero e in una lettera informa la moglie, la perfida Lady Macbeth.
Al castello di Inverness Macbeth e Banquo sono ricevuti con tutti gli onori da Re Duncan che li informa della decisione di nominare suo figlio maggiore Malcolm come erede della corona; Macbeth vede quindi un ostacolo sulla strada del compimento della profezia. Lady Macbeth, divorata dall’ambizione, decide di cogliere l’occasione al volo e progetta di assassinare il re. Macbeth inizialmente rifiuta di commettere un regicidio ma, succube della moglie, decide infine di commettere il delitto. Dopo il suo assenso, Macbeth ha un’allucinazione in cui compare un pugnale insanguinato. Fatte ubriacare le due guardie della stanza di Duncan, Macbeth si intrufola nella camere e uccide il re. Lady Macbeth lascia poi dei pugnali insanguinati accanto alle guardie prive di sensi, per far ricadere la colpa su di loro. Dopo l’omicidio, Macbeth subisce un crollo psicologico, ossessionato dalla colpa che ha commesso ma comunque incapace di pentirsi.
Sinossi di Romeo e Giulietta
Il primo atto comincia proprio con una rissa tra le strade di Verona. I servi dei Capuleti hanno infatti provocato i servi dei Montecchi e il tafferuglio degenera fino a scatenare una vera e propria battaglia. Il Principe di Verona, estenuato dall’atteggiamento dissennato delle due famiglie, dichiara che, in caso di nuovi scontri, condannerà a morte i capi delle due fazioni. Romeo, figlio dei Montecchi, Benvolio e Mercuzio, decidono di introdursi di nascosto alla festa dei Capuleti. Appena giunti al ballo, Romeo nota però la figlia di Capuleti, Giulietta, che non ha ancora quattordici anni. Giulietta, per la quale i Capuleti hanno indetto la festa nella speranza di farla sposare col nobile Paride, si innamora anch’ella subitamente di Romeo. I due giovani si baciano prima di scoprire le rispettive identità.
Nel secondo atto troviamo la famosa scena del balcone: Romeo, sotto la stanza di Giulietta, che, ad alta voce confessa l’amore per Romeo e al tempo stesso il timore che questo possa venire ostacolato dalla situazione delle due famiglie. Romeo, che ascolta non visto, decide di uscire allo scoperto e dichiarare apertamente i suoi sentimenti a Giulietta. Dopo un accorato incontro Giulietta decide di inviare un messaggero da Romeo l’indomani: il giovane dovrà comunicarle dove e quando celebrare il loro matrimonio. Il giorno successivo Romeo si reca dal francescano Frate Lorenzo, per convincerlo a celebrare il matrimonio e il religioso acconsente di buon grado poiché spera che l’unione tra i due giovani possa contribuire alla pacificazione delle due famiglie. Giulietta invia quindi a Romeo la sua nutrice, a lei il giovane confida il piano che ha ideato: Giulietta dovrà recarsi da Frate Lorenzo usando la scusa della confessione e qui i due verranno sposati.
Il terzo atto si apre con Tebaldo, cugino testa calda di Giulietta, che va alla ricerca di Romeo per sfidarlo a duello. Sebbene Romeo cerchi di non esasperare gli animi, essendo oramai sposato con Giulietta, Mercuzio si intromette per difenderlo e resta ucciso da Tebaldo. Romeo, reso cieco dall’ira, vendica l’amico uccidendo Tebaldo. I Capuleti cercano di convincere il Principe delle responsabilità dirette di Romeo nella morte di Tebaldo, chiedendone la condanna a morte. Il Principe tuttavia, in considerazione del fatto che Mercuzio era suo parente e che Romeo ha agito per vendicare un amico, converte la condanna in esilio e impone una multa ad entrambe le famiglie. Giulietta sprofonda prima nella rabbia per la morte del cugino e poi per la disperazione di non rivedere più il suo amato. La nutrice però la rassicura che Romeo è al sicuro presso Frate Lorenzo e che quella notte andrà a trovarla come stabilito. Romeo e Giulietta trascorrono così insieme la notte, e all’alba il giovane parte per Mantova. I Capuleti tuttavia hanno già organizzato l’imminente matrimonio tra Giulietta e Paride. La giovane inizialmente rifiuta, mandando su tutte le furie il padre, che minaccia di diseredarla. Giulietta, quando scopre i piani di vendetta della madre contro Romeo e capisce che anche la nutrice non vuole più aiutarla, finge di acconsentire alla nozze.
Nel quarto atto Giulietta si reca da frate Lorenzo che le suggerisce un abile piano per evitare il matrimonio e fuggire con Romeo: la giovane dovrà bere un potente sonnifero per simulare per quarantadue ore la propria morte; dopo, potrà fuggire da Verona con l’amato Romeo. Giulietta, pur timorosa, torna a casa ed esegue diligentemente il piano, mentre Frate Giovanni parte per avvisare Romeo. La nutrice, la mattina seguente, scopre Giulietta apparentemente morta. La giovane è deposta nella tomba dei Capuleti.
Nel quinto atto a Mantova Romeo è ignaro di tutto: la città è in stato di quarantena per un’epidemia di peste e quindi Frate Giovanni non ha potuto recapitare il messaggio di Frate Lorenzo. Saputo del funerale di Giulietta dal servo Baldassare, Romeo disperato, acquista del veleno e, dopo aver scritto una lettera al padre in cui descrive tutta la storia, parte per Verona per suicidarsi accanto al corpo di Giulietta. Giunto al sepolcro di Giulietta Romeo si scontra con Paride, che nel frattempo ha portato fiori sulla tomba dell’amata. I due si battono a duello e Romeo uccide Paride. Paride prima di morire chiede a Romeo di seppellirlo accanto a Giulietta, e Romeo commosso, acconsente. Romeo può quindi riabbracciare Giulietta e, credendola morta, beve il veleno che ha con sé uccidendosi. Sopraggiunge Frate Lorenzo che, intuendo la tragedia e vedendo che Giulietta sta per risvegliarsi, cerca di convincerla a fuggire per salvarle la vita. Giulietta vede il corpo di Romeo e dopo averlo baciato, nella speranza che sulle sue labbra sia rimasto ancora del veleno, si uccide trafiggendosi il petto con il pugnale di lui.